A Caso per l'Asia 🇲🇾 Giorno 54: Kuala Lumpur, Malesia
Tu sei Dio.
Ero seduto sulla terrazza dello Space Hotel di Kuala Lumpur con una musulmana e un agnostico.
Abbiamo parlato di religione per quasi quattro ore di fila. Ormai potrei quasi definirmi un esperto di Corano, Buddhismo, Islam e anti-Islam. Ho sentito teorie assurde, come quella che diceva che Maria abbia perso la verginità con Gesù stesso, o di chi sostiene che anche Buddha fosse fuori di testa.
Insomma, ne ho sentite di tutti i colori.
Quando si parla di Dio, ciò che noto è che molti si concentrano esclusivamente su ciò che dicono i testi sacri, le istituzioni religiose e le regole imposte.
Eppure, pochi si accorgono che la forma con cui lo si incornicia è irrilevante: Dio rimane sempre lo stesso, in ogni religione e per ogni uomo. Anche chi non crede in niente sa che c’è una forza che muove il mondo, un motore sempre acceso e che non si arresta mai.
Nulla è mai fermo.
Dio è movimento, è velocità. È ogni parola che pronunci e ogni gesto che compi. Si manifesta nella natura e nella tecnologia, nel visibile e nell’invisibile. È tutto ciò che esiste e tutto ciò che deve ancora nascere.
Dio è ogni cosa.
Tu sei Dio.
La scienza stessa, da un punto di vista filosofico, non è altro che il tentativo umano di comprenderlo. Analizza e descrive i meccanismi con cui opera, ne svela alcune leggi e dinamiche, ma non riesce a spiegare il significato ultimo.
La scienza mostra come funziona Dio, ma non sarà mai in grado di rilevarne il perché.
Voglio credere che un perché esista, anche se forse non c’è. E, se c’è davvero, non spetta a noi conoscerlo. Non lo sapremo mai.
Perché ostinarsi a definire e comprendere ciò che, per sua natura, sfugge a ogni definizione e comprensione?
Alcune cose semplicemente sono, e resteranno per sempre oltre la nostra portata.
Ci ostiniamo a rendere la vita più complicata di quanto sia davvero. Ma, in fondo, la vita è semplice: mangiamo, beviamo, caghiamo, respiriamo, ci riproduciamo. Ridiamo e piangiamo.
Non dovrebbe bastare?
No, sprechiamo energie in pensieri che non ci condurranno mai a nulla di concreto. Ci piace disquisire su tutto, cercare spiegazioni, tentare di dare ordine all’indefinibile caos che governa il mondo.
“Dio dice che, se tradisci tua moglie, devi essere ucciso a sassate.”
“Dio dice che, se rubi, finirai all’inferno.”
“Dio dice che, se mangi animali, diventerai impuro.”
“Dio dice che, se ti comporti bene, settantadue vergini ti attenderanno in paradiso.”
Quante parole attribuite a Dio. Quante regole, premi e punizioni scritti dagli uomini e imposti come verità assolute.
Se tutto ciò che esiste è stato reso possibile da Dio, perché alcune cose dovrebbero essere impure?
Se un’azione può essere compiuta, allora non è forse parte del Suo volere? Se qualcosa esiste, è perché Dio stesso lo ha reso possibile. Ogni azione, ogni scelta, ogni frammento di realtà non è altro che un riflesso di Dio stesso.
E se Dio è in ogni cosa, allora è anche dentro di noi.
Se Dio è ogni cosa, allora anche noi siamo Dio.
Non è solo nella pianta che cresce o nella tartaruga che depone le uova. È in ogni nostra azione. In ogni nostra scelta. In ogni nostro pensiero. Ogni volta che agiamo, creiamo qualcosa che prima non esisteva. E in questo atto di creazione, diventiamo noi stessi dei creatori.
Forse questa è l’unica religione che abbia davvero senso: credere nel nostro potere creativo.
Ogni nostra decisione genera qualcosa di nuovo, qualcosa che non c’era qualche istante prima. Ma invece di riconoscere questa forza dentro di noi, cerchiamo risposte altrove, fuori da noi stessi, come se avessimo bisogno di una conferma esterna per qualcosa che, in realtà, abbiamo sempre saputo.
Quindi, invece di cercare Dio, non sarebbe più sensato realizzare di essere Dio?
E non bisogna cadere nell’errore di pensare che Dio sia un mago. Nemmeno Dio ha il potere di creare qualcosa dal nulla. Anche Lui segue le sue leggi, anche se, per noi, possono sembrare incomprensibili, confuse e complicate.
Un seme viene piantato e cresce lentamente. Non nasce un albero da un giorno all’altro. La creazione è un processo che richiede tempo e pazienza.
È così che Dio agisce: attraverso un lento divenire, un accumulo impercettibile di piccoli passi.
Anche le cose che sembrano emergere dal nulla sono in realtà il risultato di una miriade di dettagli nascosti, che si uniscono in un disegno più grande, invisibile fino a quando non si palesa agli occhi di tutti.
Perciò, perché non essere semplicemente un creatore che segue il flusso della creazione? Perché non concentrarsi sulle piccole azioni quotidiane e giocare a essere Dio, senza complicarsi troppo la vita con pensieri inutili?
Invece di perdersi in riflessioni che non portano a nulla, perché non limitarsi all’azione?
Al semplice e puro fare.
A creare.
A essere Dio.
A domani,
Grazie per aver letto fin qui!
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Per chi è nuovo da queste parti…
Mi chiamo Riccardo. Sono un viaggiatore senza dimora fissa, giro per il mondo e scrivo online.
In questo momento mi trovo in Malesia, immerso nel mio viaggio A Caso per l'Asia. Sono partito senza alcun piano o biglietto di ritorno, e ogni giorno documento un momento speciale della mia avventura.
La domenica pubblico un articolo in cui esploro una lezione differente che la vita mi ha insegnato, condividendo riflessioni e strategie che mi hanno aiutato a superare gli ostacoli.
Se anche tu sei un sognatore, se hai un animo irrequieto, se dentro di te arde la sensazione che ci sia "qualcosa di più” là fuori, allora La Cantina dei Dannati è il posto giusto per te.
Benvenuto, e buona lettura!
Grazie Riccardo 😊🙏☀️❤️✨