Come Capire Chi Sei
Non sei né introverso né estroverso: ecco perché devi sbarazzarti di queste etichette.

Si dice che la differenza tra introversi ed estroversi stia nel modo in cui reagiscono alle interazioni sociali: i primi ne escono svuotati, i secondi ne escono ricaricati.
Non sono d’accordo. È una distinzione troppo netta per descrivere la complessità di ciò che siamo. Estroversione e introversione sono solo delle etichette, e le etichette sono dei limiti.
Non esistono confini precisi tra l’uno e l’altro, ma piuttosto un fluire costante tra i due stati.
Da bambino ero sempre al centro dell’attenzione. Facevo una cazzata dietro l’altra, parlavo e ridevo troppo. Gli altri mi cercavano, mi volevano nei loro giochi, e io mi lasciavo trascinare ovunque. Se qualcuno mi avesse chiesto di descrivermi, avrei risposto senza esitazione di essere estroverso.
Crescendo, invece, ho iniziato a chiudermi e a sentire il bisogno di stare da solo. Gli amici c’erano ancora, ma frequentarli mi sembrava meno necessario. Se qualcuno mi avesse chiesto di descrivermi, avrei detto senza esitazione di essere introverso.
Oggi non sarei in grado di definire chi sono con una parola. Introverso, estroverso — sono concetti che non mi appartengono più. Ci sono giorni in cui il mondo mi pesa e tutto ciò che voglio è il suono ovattato della mia stanza, e altri in cui cerco la connessione con altre persone.
Fino a qualche mese fa avrei continuato a dire di essere un introverso al 100%. Uno di quelli che ripetono di aver bisogno di ritirarsi dopo aver trascorso del tempo con gli altri, di doversi “ricaricare” e tutte quelle cazzate lì.
Questo viaggio, però, mi sta insegnando una cosa: ognuno di noi è sia introverso che estroverso, e allo stesso tempo non è nessuno dei due. Siamo un flusso, qualcosa che cambia a seconda di dove siamo, di chi abbiamo intorno e di cosa stiamo vivendo.
Viviamo in un’epoca in cui le parole contano più delle azioni, e in cui le etichette contano più dei fatti.
Sentiamo il bisogno di incasellarci in una categoria precisa, come se senza una definizione chiara di chi siamo perdessimo il diritto di esistere. Ma la verità è che non siamo mai una cosa sola. Siamo contraddizioni, sfumature, movimenti. E più cerchiamo di incastrarci in una definizione, più rischiamo di perdere di vista ciò che siamo davvero.
Tutti noi abbiamo il bisogno di tempo per noi stessi per ricaricare le energie. E tutti abbiamo bisogno degli altri per aumentarle. Non è una questione di introversione o estroversione, ma di dinamiche che cambiano a seconda delle fasi della vita.
Il problema sorge quando ci definiamo rigidamente da una parte o dall’altra.
Se ti consideri introverso al punto da evitare le persone, forse non è perché stare con gli altri ti svuota, ma perché non hai ancora sviluppato le abilità sociali che vorresti o perché fatichi a lasciarti andare. Allo stesso modo, se ti definisci estroverso e senti il bisogno costante di stare in compagnia, allora forse il problema è che non sai stare a tuo agio con te stesso.
In entrambi i casi, non è una caratteristica, ma una mancanza. Una lacuna nel tuo arsenale di strumenti per affrontare la vita. E l’errore è quello di trasformarla in una scusa dietro cui nasconderti, pur di non ammettere che hai ancora qualcosa da imparare attraverso la sofferenza che provi.
Ma questo approccio alla vita è controproducente e limitante.
Se sai apprezzare i momenti che passi da solo, questo non significa che tu debba sentirti a disagio con gli altri. La solitudine non dovrebbe essere un rifugio costruito per difenderti dal mondo, ma per guardarti dentro e crescere.
Se sei un animale sociale, questo non significa che tu debba dipendere dagli altri per stare bene. La socialità non è un modo per riempire un vuoto che temi di guardare in faccia.
Il vero equilibrio non sta nell’essere una cosa o l’altra: sta nel non avere bisogno di definirsi affatto.
Esaminando la mia vita fino ad ora, mi sono chiesto: sono sempre stato un estroverso che crescendo si è chiuso in se stesso per paura di affrontare le difficoltà? Oppure sono sempre stato un introverso che da ragazzino faceva di tutto per non sembrarlo, perché introversione, ai miei occhi, significava essere uno sfigato?
E se nessuna delle due fosse la risposta?
Se non fossi mai stato davvero né l’uno né l’altro, ma solo una versione di me stesso che cambiava in base al contesto, alle paure e ai desideri del momento?
Perché parliamoci chiaro, se ti definisci introverso, sai bene che quando vedi gli altri divertirsi con naturalezza, ridere, essere al centro dell’attenzione senza sforzo, un po’ di invidia ti sale. Ti domandi come facciano, come riescano a essere così, senza timore o esitazione.
Allo stesso modo, se sei estroverso, osservando le persone introverse che conosci, ti accorgi che vorresti un po' di quella calma, quella capacità di stare da soli senza cercare continuamente qualcosa o qualcuno. Ti chiedi come sarebbe avere il coraggio di partire per un viaggio in solitaria o di esprimere la tua creatività senza doverla condividere.
E l’errore sta proprio qui: nel sentirsi obbligati a schierarsi, a essere o uno o l’altro, come se non ci fosse nulla in mezzo.
Ma la vita non è una dicotomia rigida: è un equilibrio precario che cambia in ogni fase della nostra crescita.
Trovare l’equilibrio attraverso l’intuito
Devo ammettere che non sono un grande fan del concetto di equilibrio.
O meglio, credo che l’equilibrio non sia qualcosa da cercare a tutti i costi, ma un fine che arriva dopo aver imparato a prosperare nel disequilibrio.
È solo quando affronti le oscillazioni della vita, quando impari a gestire il caos e la sopraffazione che ne deriva, che inizi a comprendere cos’è davvero l’equilibrio (e la sua importanza).
La vita, infatti, ha le sue stagionalità. Ogni stagione ha il suo ritmo, il suo passo, e ognuna porta con sé dei “no”. E devi imparare ad accettarli, ad accogliere quelle fasi che ti spingono in direzioni che forse non ti aspettavi o in cui non volevi andare.
Se la vita ti mette alla prova, costringendoti a ritirarti, a stare da solo, a fare i conti con i tuoi demoni più nascosti, è probabile che tu debba imparare ad accettare il tuo lato introverso.
Se invece ti spinge verso situazioni in cui l’energia degli altri è ovunque, dove gli stimoli sociali sono tanti, allora forse è in quella fase che devi imparare a godere delle tue capacità estroverse e ad abbracciare la gioia di stare con le altre persone.
Se opponi resistenza a una stagione che ti chiede di essere estroverso, ti sentirai sempre più distante da ciò che stai vivendo, finendo per rafforzare sempre di più l’idea di essere introverso.
Al contrario, se continui a ripeterti che hai bisogno di compagnia quando invece la vita ti chiede di rallentare, stai di nuovo opponendo resistenza, e la relazione che hai con te stesso diventa sempre più difficile.
In entrambi i casi, il problema non è la situazione in sé, ma la resistenza che opponi a ciò che la vita ti sta chiedendo di essere.
Tutto ciò a cui opponi resistenza acquisisce sempre più potere. Il drago che cerchi di sconfiggere diventa sempre più grande e più difficile da uccidere.
Questa lotta ti consuma, ti rende straniero a te stesso, senza che tu riesca a capire che la risposta è nel lasciare andare e nel fluire con ciò che arriva.
Non esistono solo due tipi di personalità, ne esistono otto miliardi. Ognuno di noi è unico. E se vuoi capire chi sei veramente, devi smettere di resistere. Devi fare ciò che la vita ti chiede, anche se non è quello che vorresti.
In fondo, il tuo intuito sa sempre qual è la cosa giusta da fare, ma ti racconti storie per convincerti del contrario. Ti aggrappi a spiegazioni razionali, trovi motivi perfetti per non affrontare ciò che ti spaventa. Costruisci una logica impeccabile per giustificare la fuga.
Ma ricordati una cosa: ogni volta che metti la razionalità al di sopra dell’intuito, stai facendo la scelta sbagliata.
L’intuito ha sempre ragione. Non perché sia infallibile, ma perché è l’unica cosa che ti conosce davvero. È quella voce che parla prima ancora che tu possa tradurla in parole. L’intuito sa. E quando lo ignori, quando cerchi di zittirlo con il rumore della logica, finisci per raggirare te stesso.
Puoi trovare mille ragioni per farlo. Puoi convincerti che non esiste, che non è affidabile, che la razionalità ha sempre l’ultima parola. Ma alla fine, quella voce sarà ancora lì. E più la ignori, più la tua strada si farà pesante. Più la combatti e più il drago crescerà.
Ma fai attenzione: non sto dicendo che tu debba ascoltare le tue emozioni.
Le emozioni sono ingannevoli quanto i pensieri, perché non sono altro che degli effetti collaterali generati dai pensieri stessi. Ti ingannano. Ti fanno credere di volere qualcosa solo perché in quel momento ti dà sollievo, o ti spingono a evitare ciò che ti serve davvero solo perché fa paura.
Diciamo che, per esempio, la relazione disfunzionale con i tuoi genitori influisce la tua psicologia e, di conseguenza, i tuoi comportamenti e le scelte che fai ogni giorno. Sai che prima o poi dovrai affrontarla. Sai che dovrai slegare i nodi che ti tengono legato al passato e andare avanti. È il tuo intuito a dirtelo. Solo che la tua mente, che ha come unico scopo quello di proteggerti dal dolore e dal pericolo, interviene.
E per proteggerti, crea pensieri su misura per te che giustifichino la procrastinazione a cui stai cedendo il controllo. Ti dice che non è il momento giusto, che non serve, che puoi farne a meno, che sei già andato avanti. E tu ci credi, perché è più comodo così.
Ma quei pensieri non restano solo pensieri. Danno origine a emozioni che ti fanno sentire meglio nel breve periodo. Ti danno il sollievo di evitare un confronto scomodo o la falsa sicurezza di credere di aver già superato tutto. Sono un cerotto su una ferita che ha bisogno di punti. Può funzionare, per un po’. Ma se aspetti troppo, quella ferita rischia di infettarsi e il prezzo da pagare per aver evitato di fare ciò che era necessario diventa sempre più alto.
Tutto ciò che eviti non scompare, si accumula. E più lo rimandi, più condiziona ogni parte della tua vita senza che tu nemmeno te ne accorga.
Fai attenzione a non sacrificare ciò che ti farà stare bene in futuro per ciò che ti fa stare bene ora.
Adesso potrebbe sembrarti la scelta giusta affondare il cucchiaio in un barattolo di gelato a mezzanotte, mandare un messaggio che non dovresti inviare, affogare i pensieri in un bicchiere di troppo. Forse, per un istante, ti sentirai meglio. Ma il futuro presenta sempre il conto, e il prezzo che paghi domani è fatto delle scelte che prendi oggi.
Le tue emozioni e i tuoi pensieri possono essere distorti, modellati dalla paura, dal desiderio, dal dolore. Hanno ragione solo quando nascono da qualcosa di più profondo, da un’intelligenza che non è contaminata dal bisogno di protezione o dal conforto dell’abitudine.
Chiamala intuito, chiamala universo, chiamala Dio, chiamala magia. Chiamala come vuoi. Ma sappi che è quella voce che devi ascoltare. Non perché sia infallibile, ma perché è l’unica che non mente mai. È quella che sussurra quando tutto il resto fa rumore, quella che resta ferma mentre il resto di te vacilla. È quella che sa già cosa devi fare, anche quando tu fai di tutto per non sentirla.
Ed è qui che entra in gioco l’importanza dell’equilibrio. Non l’equilibrio imposto dall’esterno, quello che ti dicono che dovresti avere, ma quello che appartiene solo a te.
Il TUO equilibrio.
Perché equilibrio non significa stare fermi al centro, ambire alla mediocrità ed essere sempre indecisi. Significa saper oscillare senza paura. Imparare a essere introverso senza sentirti in difetto, ed estroverso senza sentirti dipendente dagli altri. Significa saper stare con te stesso senza soffocarti nel silenzio, e saper stare con gli altri senza perderti nel rumore.
Solo quando hai esplorato entrambi gli estremi, solo quando hai imparato a essere pienamente in contatto — e a tuo agio — con il tuo lato introverso ed estroverso, allora puoi trovare il tuo vero equilibrio. Quello che porta il tuo nome. Non un ruolo preconfezionato. Non un’etichetta che la società ti ha incollato addosso, ma una forma che appartiene solo a te.
E quando lo trovi, smetti di chiederti chi sei. Perché finalmente, semplicemente, lo sei.
È proprio ciò che sto affrontando in questa fase della mia vita.
Sto realizzando che è arrivato il momento di trovare un equilibrio tra la mia inclinazione all’isolamento e il benessere che deriva dalla condivisione con gli altri.
Incontrando volti nuovi e storie diverse, mi sto accorgendo che forse non sono mai stato davvero l’introverso che credevo di essere. O forse lo ero, ma solo perché non avevo ancora trovato le persone giuste.
Quando incontri qualcuno che vibra sulla tua stessa frequenza, non senti più il peso della socialità. Non hai più il bisogno di fuggire per ricaricarti. Perché quelle persone non ti drenano, ti nutrono.
Ed è proprio qui che sta la soluzione all’enigma.
Le persone giuste
Quando incontri qualcuno che invece di assorbire la tua energia la restituisce amplificata, tutto cambia.
Il bisogno di isolamento si dissolve e la fatica delle parole si trasforma in desiderio di condivisione. Ti accorgi che vuoi passare con loro più tempo possibile, non perché devi, ma perché stare con loro è come respirare aria pulita dopo essere rimasto troppo a lungo in una stanza chiusa. Ti senti leggero. Libero. Ti senti, finalmente, te stesso.
Pensa alle volte in cui ti sei innamorato. A quell’istante in cui l’altra persona smette di essere solo un volto tra tanti e diventa un punto fisso nei tuoi pensieri, una presenza che vorresti accanto il più spesso possibile. Non senti il bisogno di allontanarti per ritrovare energia, perché ogni momento con quella persona è già una ricarica.
Lo stesso accade quando incontri un amico con cui entri in sintonia, qualcuno con cui il dialogo non è un esercizio ma un fluire naturale.
Il tempo passato con queste persone non ti pesa. Al contrario, ti riempie, ti spinge ad assumere nuove prospettive e a riconsiderare ciò che davi per scontato. Ti fanno crescere. Ti fanno sentire più te stesso di quanto tu non riesca a essere quando sei da solo. E allora quella necessità di isolarsi, di proteggersi dal mondo per ritrovare equilibrio, scompare.
Non sono le interazioni in sé a consumarci, ma le persone sbagliate.
Quando incontri quelle giuste, non esiste più distinzione tra introversione ed estroversione. Esiste solo il desiderio di esserci, di stare assieme e di condividere il tempo senza alcuna paura di stancarsi.
Alla fine, non si tratta di essere introversi o estroversi. Si tratta di essere circondati dalle persone giuste, quelle di cui hai davvero bisogno in questa fase della tua vita.
Se ti reputi introverso, e attorno a te non c’è nessuno che ti capisce davvero, finisci per chiuderti ancora di più, convincendoti che stare solo sia l’unica opzione possibile.
Se ti reputi estroverso, ma non hai legami autentici, accetti chiunque sia disposto a distrarti, pur di non restare solo con i tuoi pensieri.
Ma entrambe le situazioni sono una fuga, e finché fuggi, non sei libero.
La cosa più sorprendente è che non sei nemmeno tu a trovare queste persone: è la vita che te le manda.
Puoi solo metterti nella posizione di poterle ricevere. Devi essere aperto e ricettivo. E per farlo, devi smettere di opporti alla stagione in cui ti trovi. Devi accettarla e adattarti, come fai istintivamente con i vestiti che scegli ogni giorno.
D’estate indossi maglietta e ciabatte, d’inverno ti avvolgi in una felpa pesante. Non provi a forzare l’estate indossando una canottiera nel bel mezzo di gennaio, perché sai che sarebbe stupido.
Eppure, con la vita, facciamo esattamente questo.
Ci ostiniamo a desiderare un’altra stagione, un altro stato d’animo, un altro contesto, invece di vivere pienamente quello in cui siamo. Ma se ti rifiuti di mettere una giacca quando fuori ci sono tre gradi, non è che il mondo si scalda per assecondarti. Hai solo più freddo.
Resistere alla realtà non cambia la realtà. Cambia solo quanto la soffri. Se invece smetti di lottare, se smetti di desiderare che sia estate quando è inverno, allora indossi una giacca e smetti anche di avere freddo.
Non hai bisogno di pensieri o emozioni che ti spieghino perché dovresti vestirti pesante quando fuori si congela. Lo sai e basta. Così come, nel profondo, sai in che fase della vita ti trovi e di cosa hai veramente bisogno.
La differenza è che il tempo atmosferico è oggettivo e innegabile. Puoi ignorarlo, ma il freddo lo senti comunque. La percezione della tua realtà interiore, invece, è manipolabile. Puoi convincerti di stare bene quando non è vero, o di stare male quando non ce n’è motivo.
Ecco perché, per leggere il linguaggio della vita, non puoi affidarti ai tuoi pensieri o alle tue emozioni. Quello che devi ascoltare è qualcos’altro. Qualcosa di più profondo e sottile.
L’intuito.
I segnali.
La vita parla sempre, e sta solo a te decidere se ascoltarla o meno.
Perciò, invece di definirti introverso o estroverso, prova a porti una domande più utile: in che fase della vita sei?
Che cosa hai bisogno di imparare in questo momento? Che cosa senti, nel profondo, di dover fare, ma che continui a rimandare?
Forse, quello di cui hai davvero bisogno ora è isolarti e ascoltarti senza distrazioni. Forse, hai bisogno di tornare a mettere il naso fuori da casa, metterti in gioco e fare nuove conoscenze. O magari, come me, sei già passato attraverso entrambe le fasi e ora quello che ti serve non è più né il ritiro né l’immersione, ma l’equilibrio.
E se è così, allora l’ultima domanda è la più importante: le persone con cui passi il tuo tempo ti svuotano o ti riempiono di energia?
A domenica prossima,
Grazie per aver letto fin qui!
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In questo momento mi trovo in Malesia, immerso nel mio viaggio A Caso per l'Asia. Sono partito senza alcun piano o biglietto di ritorno, e ogni giorno documento un momento speciale della mia avventura.
La domenica pubblico un articolo in cui esploro una lezione differente che la vita mi ha insegnato, condividendo riflessioni e strategie che mi hanno aiutato a superare gli ostacoli.
Se anche tu sei un sognatore, se hai un animo irrequieto, se dentro di te arde la sensazione che ci sia "qualcosa di più” là fuori, allora La Cantina dei Dannati è il posto giusto per te.
Benvenuto, e buona lettura!
Ciao Riccardo 😊
Bellissimo il tuo post. Arriva come un raggio di luce ✨
Un abbraccio 🙏❤️