A volte mi chiedo se starei meglio tornando a essere un semplice spettatore della vita.
Parlo di quella versione passata di me che vagava senza meta. Senza sogni né ambizioni. Un’ameba incollata al divano, persa tra il fumo delle canne e le partite a FIFA.
La descrizione che emerge da questa riflessione dovrebbe essere già abbastanza eloquente da far capire che no, probabilmente non starei meglio.
Il fatto è che avere uno scopo da realizzare non risolve tutti i problemi. Anzi, ti ritrovi comunque a convivere con quella struggente sensazione di non fare mai abbastanza e di essere fuori strada. Come se la vita che desideri si spostasse più lontano ad ogni passo in avanti che fai.
Vorrei che esistesse una parola per descrivere questo stato d’animo.
Speravo che la lingua tedesca ne avesse una in serbo, ma non è così. Nonostante sia la mia seconda lingua e non mi piaccia nemmeno un po’, devo riconoscere che possiede parole straordinarie per descrivere emozioni, azioni e stati d’animo. La libertà di combinare i termini gli conferisce un suono a tratti duro, ma è proprio questa caratteristica a renderlo uno linguaggio incredibilmente potente.
Un classico esempio è il termine Schadenfreude, una parola che racchiude un concetto per cui l’italiano — e molte altre lingue — non hanno un equivalente diretto: il piacere sottile, quasi perverso, di assistere alle disgrazie altrui e di compiacersi del fallimento di qualcun altro.
Ecco, sarebbe meraviglioso trovare una parola che racchiuda questa complessa miscela di incertezza, turbamento, insoddisfazione, paura e ansia che nasce quando insegui un sogno, senza mai sapere davvero se stai facendo la cosa giusta per realizzarlo. Quella sensazione che, oltre a logorarti, insinua persino il dubbio più temuto: e se il sogno non fosse quello "giusto"?
Forse potremmo coniare un termine ad hoc, ispirandoci a lingue che, come il tedesco, sanno condensare concetti profondi in una sola parola. "Traumschwanken", ad esempio, unendo Traum (sogno) e schwanken (oscillare, vacillare), potrebbe descrivere il costante ondeggiare tra speranza e incertezza.
Oppure, in italiano, potremmo parlare di “Onirivaghezza”, per evocare quel sogno che non sai mai se è luce o illusione. Perché è proprio così che mi sento alcune volte: un onirivago.
Credo profondamente che l'Universo lavori in nostro favore, che cospiri in silenzio per aiutarci a realizzare le nostre ambizioni.
C’è una forza invisibile che ci spinge verso ciò che desideriamo, ma al tempo stesso ci mette i bastoni tra le ruote per renderci la vita più complicata e farci apprendere ciò di cui abbiamo bisogno.
È un'energia con un sorriso sarcastico che ci osserva, e pensa: "Tranquillo, amico. Rilassati. Se continui a progredire e a credere in quello che vuoi, alla fine lo otterrai. Ma nel frattempo, fammi divertire un po' nel vederti inciampare e cadere, una volta dopo l'altra."
Affrontare una nuova sfida è sempre complicato, e la parte più ardua è senza dubbio quella iniziale.
Non vedi subito i frutti del tuo impegno e sei costretto a procedere senza certezze, con la testa bassa. Se non hai una motivazione solida che ti spinga a cominciare, è facile che l’inizio diventi insostenibile. Può durare anni, prima che tu riesca a vedere il primo risultato tangibile dei tuoi sforzi.
È una sensazione veramente di merda.
Ti impegni, ti sforzi, ti sbatti, ma sembra che nulla accada. Continui a non vedere risultati, e la frustrazione cresce. Poi, all'improvviso, tutto arriva in un colpo solo, spesso in modo più abbondante di quanto avresti mai immaginato.
È successo già in varie aree della mia vita. Eppure, nonostante le esperienze passate, continuo a nutrire dubbi quando applico lo stesso approccio in altri ambiti. Anche se ho già dimostrato a me stesso di saper ottenere ciò che desidero, ogni volta che intraprendo qualcosa di nuovo, riemergono gli stessi dubbi.
La vita mi ha insegnato che concentrarsi sulle proprie abitudini, affrontando ogni giorno con disciplina e costanza, è il modo più efficace per inseguire un sogno, qualunque sia la sua grandezza. È nel perseverare, passo dopo passo, che si costruisce davvero qualcosa di duraturo, e non nella frenesia di cercare risultati immediati.
Ma perché ogni volta deve essere così dannatamente difficile? Perché c’è sempre quel sottile, ma pesantissimo strato di incertezza che opprime la nostra mente, il nostro cuore e le nostre azioni? È come se la vita ci mettesse alla prova in continuazione, facendo sì che ogni passo avanti sia sempre accompagnato dal peso di un dubbio sempre più grande.
E, soprattutto, se non ci fosse quel senso di incertezza e il relativo superamento delle sfide emotive e psichiche ad esso legate, saremmo ancora in grado di desiderare qualcosa di meglio? Sarebbe davvero così appagante ottenerlo?
Forse è proprio la difficoltà, il percorso tortuoso, a conferire valore al risultato finale, a rendere ogni conquista così significativa e soddisfacente. Se tutto fosse facilmente raggiungibile e non richiedesse alcuno sforzo, la vita diventerebbe incredibilmente noiosa.
Molti immaginano la vita dei sogni come una spiaggia tropicale, un mojito ghiacciato in mano e un'harem di donne che ti fa ombra con una palma. Ma la realtà è che, dopo poco, quella situazione perderebbe di fascino, e ci troveremmo di nuovo alla ricerca di quello stato di precarietà che, in fondo, è ciò che dà profondità e significato a tutto.
E se alla fine fosse proprio quella fottuta sensazione di incertezza ciò che cerchiamo davvero? E se così fosse, perché quando la proviamo desideriamo disperatamente liberarcene?
Perché, in fondo, sappiamo che non vogliamo che tutto sia facile. Siamo esseri umani, e la sofferenza e le difficoltà sono nel nostro DNA.
Infatti, paradossalmente, la peggior vita che si possa augurare a un bambino è una vita senza difficoltà, una famiglia perfetta, senza problemi economici o emotivi. Che palle, no? Non affrontare quelle piccole difficoltà quotidiane, quelle prove che inevitabilmente ci forgiano crescendo, rischierebbe di lasciarci completamente vuoti e impreparati.
Eppure, ci ritroviamo a dire: “Vorrei essere nato ricco” o “Vorrei che tutto fosse più facile,” come se davvero desiderassimo una vita senza ostacoli.
Ma perché vogliamo già sapere tutto? Perché vogliamo conoscere il nostro destino in anticipo?
Non ha senso!
Dobbiamo imparare ad accogliere quell’incertezza e a sentirci a nostro agio nel suo abbraccio stritolante, perché è una compagna inevitabile lungo il cammino verso i nostri sogni.
E solo accettandola possiamo davvero realizzarli.
A domenica prossima,
Grazie per aver letto fin qui!
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Ti leggevo e pensavo che queste parole avrei potuto benissimo scriverle io, con quella sensazione di pesantezza costante che mi accompagna, di difficoltà e ostacoli continui, mentre vado avanti e provo a concentrarmi su me stessa e sulla realizzazione dei miei desideri.
Come hai detto tu, probabilmente siamo destinati a passare attraverso le intemperie per arrivare alla nostra spiaggia assolata.
Certe volte è proprio faticoso, ma consola di sapere di non essere soli sul cammino.
Grazie Riccardo 🙂
Forse bisogna stare nel momento presente e basta, il famoso qui e ora per non avere quel senso di incertezza. Ci provo, non sempre riesco. Bellissimo articolo. Grazie.