Ciao!
Questa è la terza puntata delle Interviste Dannate, rubrica che da oggi diventa anche podcast.
Puoi vederlo su Youtube e ascoltarlo su Spotify.
La scorsa volta ti ho portato dentro la testa e il cuore di Marcello Ardino, il fumettista che crede che nulla accada per caso.
Oggi invece ti porto a conoscere Gaia Vitali Roscini: viaggiatrice, insegnante, neuropsicologa, e autrice del libro Tram 27 - L’Altra Faccia. Scrive anche su Substack, dove racconta viaggi, persone e sprazzi di vita urbana.
Questa è la sua storia.
C’è una differenza sottile, ma netta, tra il vivere davvero e il compiacere gli altri.
Ci passiamo tutti, prima o poi, da quel bivio maledetto dove da una parte c’è il sentiero sterrato dei desideri, e dall’altra l’autostrada asfaltata di ciò che si aspettano da te.
Gaia, quel bivio l’ha visto. E ha capito come prendere la strada giusta.
Neuropsicologa, insegnante, scrittrice, viaggiatrice, gattara (o “gattarissima”, come direbbe lei). Ma prima di tutto, un’anima sensibile alle storie interiori degli altri.
È da lì che parte tutto, anche il suo primo libro, Tram 27 - L’altra faccia.
Un mosaico di vite che si intrecciano, e portano dentro guerre invisibili, sogni accartocciati, tensioni silenziose. Non sono “personaggi”, sono persone.
E Gaia le racconta con una lente che viene dalla mente, sì, ma anche dal cuore. Una lente neuropsicologica, se vogliamo, che le permette di andare sotto pelle con delicatezza.
La scrittura è diventata una cosa seria da quando ha capito che le sue parole non erano più solo autoreferenziali, ma potevano anche avere un senso per gli altri.
Infatti, è proprio questo che fa nei suoi testi: cerca i pezzi smarriti degli altri, li raccoglie senza giudizio, e ci scrive sopra.
Un modo silenzioso ma potente per ricordarci che, per quanto proviamo a nasconderci, siamo sempre perfettamente visibili, perché, in fondo, siamo tutti sulla stessa barca.
Gaia non si è mai sentita una vera sognatrice. O meglio, non di quelle che hanno un sogno scolpito in fronte fin da bambine. Da piccola voleva fare la gelataia — perché amava il gelato, non per altro — e per un po’ l’ha anche fatto.
Ma crescendo, ha capito che il punto non è sapere esattamente dove vuoi andare, quanto avere il coraggio di ascoltare ciò che ti piace. E soprattutto di smettere di vivere la vita che gli altri si aspettano da te.
Questa consapevolezza è arrivata dopo anni passati a inseguire percorsi giusti solo sulla carta. Il momento della svolta è stato quando ha scelto di lasciare il binario sicuro e iniziare a insegnare italiano. Sembrava non essere un percorso scritto nel suo futuro, ma l’ha resa felice.
E questo, a un certo punto della vita, vale più di qualsiasi curriculum. “Fare ciò che mi piace, non ciò che devo” è diventata la sua bussola. E forse dovrebbe esserlo per tutti.
Un’altra bussola si chiama Montreal. La città dove ha lasciato un pezzo di cuore, e dove ha capito che vivere all’estero, soprattutto da giovani, è un atto d’amore verso sé stessi.
Non serve un motivo preciso, basta la fame di imparare, di scontrarsi con il diverso, di sentirsi stranieri per riconoscersi. E quando torni, non sei più lo stesso.
Anche i viaggi, per lei, sono una forma di godersi la vita e di trovare materiale da scrivere.
Il suo metodo è geniale nella sua semplicità: apre Skyscanner, guarda dove costa meno andare, e lascia che la vita la guidi verso un nuovo tipo di esperienza.
A volte cerca la quiete, a volte il caos, altre volte vuole solo perdersi. Non c’è un piano preciso, ma c’è sempre un perché. È un modo di viaggiare che somiglia alla vita: un po’ istinto, un po’ necessità, zero sceneggiatura.
Come quella volta in Mongolia.
Un viaggio che sapeva di scommessa con sé stessa. Lontana da tutto, in moto, senza comfort, tra steppe infinite e cani randagi che ti attaccano da ogni dove. Ha dormito in yurte, mangiato cose difficili da pronunciare, attraversato terre scomode e meravigliose.
Ed è tornata diversa. Con più vento dentro. Più fame di libertà. Più amore per il limite, che in quel caso non era una barriera ma un insegnante.
Gaia non ti vende formule. Non ha risposte preconfezionate, né slogan motivazionali. Ma ti guarda con occhi sinceri e ti dice che vale la pena provare.
Vale la pena sbagliare strada, se è quella che ti fa sentire vivo. E che ogni persona che incontri è una storia che ti può cambiare.
E se proprio devi scegliere tra la carriera perfetta e inseguire ciò che ti piace, scegli ciò che ti entusiasma di più.
È proprio lì che comincia tutto: quando smetti di dimostrare, e inizi a respirare.
A mercoledì prossimo,
Per chi è nuovo da queste parti…
Mi chiamo Riccardo Cecco.
Sono un viaggiatore senza dimora fissa, giro per il mondo e scrivo online.
Parlo di storie vere, viaggi e cambiamenti.
Nessuna stronzata.
Se sei finito qui per caso, forse non è un caso. E se qualcosa ti suona familiare, beh... versati un bicchiere e fatti un giro nella Cantina!
Ogni settimana trovi racconti, interviste e calci all'apatia.
Ora sono molto emozionata e non mi spunta un commento intelligente… Quindi dal cuore un GRAZIE grande per la chiacchierata e per questa tua lettura di me. Corro anche su YouTube a riascoltarci e a vergognarmi un po’ 😊😎
Grazie Riccardo, per questo post.
Complimenti a Gaia😊🙏