
È incredibile come il tempo sembri modellarsi in base a come scegliamo di usarlo.
Il paradosso è che più cerchiamo di controllarlo, meno riusciamo a viverlo davvero. Ci affanniamo per non sprecarne nemmeno un istante, ma così facendo finiamo per perdere la magia del presente.
Il tempo più prezioso, quello che ci lascia davvero qualcosa, è quello che trascorriamo senza troppi piani, in cui seguiamo il ritmo imprevedibile di ogni giornata.
Pianificare eccessivamente il proprio tempo impedisce alla vita, quella vera, di manifestarsi, di affiorare da quel pozzo in cui l’abbiamo nascosta e che abbiamo tappato con tutte le nostre preoccupazioni e la nostra irrequietezza.
Ed è per questo che viaggiare è una delle esperienze più arricchenti che un essere umano possa sperimentare, perché ti permette di dilatare il tempo e vivere di più.
In un certo senso, ti riporta all'infanzia.
Sei in una città lontana, improvvisamente inesperto, di nuovo curioso, vulnerabile. Non sei capace di leggere. Attraversare la strada torna ad essere pericoloso. Fai fatica a comunicare con le persone.
Esistono molte fonti di gioia, come le relazioni, un bicchiere di vino con un amico o una corsetta all’alba in riva al mare.
Ma viaggiare non è tra queste.
Viaggiare è ciò che amplifica tutte queste piccole gioie e trasforma i piccoli momenti quotidiani in esperienze indimenticabili.
Tutte quelle situazioni che di solito viviamo con un superficiale senso di ordinarietà, le vediamo sotto una nuova luce.
Di solito, le persone vivono con la mente ancorata al passato o proiettata nel futuro.
Per molto tempo, il mio sguardo era rivolto indietro; oggi, invece, è rivolto avanti. Spesso mi concentro più su ciò che mi manca che su ciò che ho.
Questo atteggiamento può essere utile nel perseguire i propri obiettivi, perché spinge a dare il massimo per raggiungere ciò che si desidera. Tuttavia, ha un costo: impedisce di sentirsi davvero completi nel presente, che in fondo è proprio ciò che cerchiamo nel futuro.
Anche nei rari momenti in cui riesco ad apprezzare pienamente l’istante, mi sorprendo a temere il futuro. Ad avere paura di quel momento in cui mi fermerò di nuovo con i miei viaggi. Mi chiedo se sarò capace di conservare questa consapevolezza anche nella quiete dell’immobilità.
Ed è assurdo.
L’altro giorno osservavo un cane randagio e riflettevo su quanto, a volte, sarebbe bello vivere come lui.
Nessun pensiero assillante, nessuna preoccupazione, nessun trauma da risolvere.
Hai mai visto un cane contemplare il cielo in cerca di risposte?
No, gli animali non sollevano lo sguardo per interrogarsi sul senso della vita. Loro vivono nel presente, immersi nell’attimo, consapevoli che tutto ciò di cui hanno bisogno è già intorno a loro.
Il più grande dono del viaggio è proprio questo: ti costringe a cercare le risposte intorno a te, a proiettarti in avanti, a diventare più indipendente e sicuro di te stesso.
E lo fa attraverso mille piccoli cambiamenti, apparentemente irrilevanti, che si sommano in un nuovo e rilevante modo di essere.
Tempo fa, stavo facendo un trekking con un amico e mi sono ritrovato a pensare: "Come sarebbe bello avere una vita che mi permetta di vivere giornate come queste ogni volta che voglio."
Cosa? Ma che cazz?
Invece che focalizzarmi sul presente stesso, mi stavo focalizzando su un futuro in cui vivere ciò che stavo già vivendo. Come se, per qualche assurdo motivo, il futuro dovesse essere sempre migliore del passato.
Ma se pensi continuamente così, come pensi che sarà il tuo futuro? Inevitabilmente, sarà uguale al tuo passato. Ovvero ciò che ora è il tuo presente.
Ti ritroverai in quella realtà “migliore” in cui rivivere delle esperienze che hai già vissuto pensando che in futuro sarà ancora meglio.
Se penso che avrei potuto vivere dieci anni fa ciò che sto vivendo ora, sento un leggero rimpianto per il passato. Perché la verità è che non esistono scuse. Non esiste il “non ho abbastanza soldi”, né il “prima devo fare X o Y”. Non esiste un prima. Non esiste un dopo.
Esiste solo l’adesso.
La vita è un fiume che scorre senza sosta. Il tempo si consuma, e la clessidra non smette mai di svuotarsi. Non si inceppa, non rallenta e non aspetta. Sta a noi decidere se lasciare che i granelli scivolino via distrattamente o se osservarli, uno a uno, e meravigliarci della loro bellezza.
Ogni momento può essere il più bello della nostra vita, se impariamo ad apprezzarlo davvero, a osservarlo con occhi diversi da quelli a cui siamo abituati.
Ed è questo ciò che il viaggio insegna più di ogni altra cosa.
La stabilità ha il suo fascino: avere un circolo di persone su cui contare, una routine, il bar di fiducia dove iniziare la giornata. Ci permette di creare un equilibrio.
Eppure gli occhi dell’abitudine sono ingannevoli.
Ti fanno credere che la tua prospettiva sia quella giusta, solo perché è la stessa di tutti gli altri.
Ma il fatto che sia condivisa non la rende vera.
Tutti gli altri sono infelici. Insoddisfatti. Frustrati. E se non vuoi esserlo anche tu, non puoi vivere come loro.Per essere diverso, per sentirti davvero vivo, devi smettere di seguire il sentiero battuto, e cominciare a guardare il mondo con occhi diversi.
Sin da quando ero piccolo, nulla ha mai stuzzicato la mia fantasia e miei desideri come l’idea di viaggiare, e ho sempre rimandato.
Vuoi per paura del giudizio dei miei genitori. Vuoi perché avrei dovuto fare l'università. Perché mi trovavo una relazione. Per la paura del giudizio di mio fratello. Per la paura di sembrare un nullafacente agli occhi degli altri.
Ma non sono mai gli altri a tarpare le nostre ali e a impedirci di realizzare i nostri sogni.
Le uniche persone che possono metterci i bastoni tra le ruote siamo noi stessi.
Che senso ha inseguire i sogni di qualcun altro?
Che senso ha rincorrere il denaro solo per possederlo?
Quanto è vuoto e miserabile desiderare uno status sociale più elevato o un guadagno maggiore di quanto basta per vivere la vita che desideri?
Desiderare più denaro va bene se si sta desiderando la libertà che il denaro ti può dare. Ma proprio per questo, il denaro deve essere semplicemente considerato un mezzo, e non un fine. Non è una condizione per la felicità. È un mezzo per permettere a delle condizioni di essere soddisfatte più facilmente.
Il ricco è chi sa essere felice con meno, non chi desidera di più. Chi desidera non è ricco. Chi desidera rimanda la felicità ad un momento che non esiste.
E semmai un giorno riuscirà ad esserlo, si renderà conto che potrà essere felice solo adesso, perché non c'è altro momento all’infuori di questo.
A domenica prossima,
Grazie per aver letto fin qui!
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Per chi è nuovo da queste parti…
Mi chiamo Riccardo. Sono un viaggiatore senza dimora fissa, giro per il mondo e scrivo online.
In questo momento mi trovo in Malesia, immerso nel mio viaggio A Caso per l'Asia. Sono partito senza alcun piano o biglietto di ritorno, e ogni giorno documento un momento speciale della mia avventura.
La domenica pubblico un articolo in cui esploro una lezione differente che la vita mi ha insegnato, condividendo riflessioni e strategie che mi hanno aiutato a superare gli ostacoli.
Se anche tu sei un sognatore, se hai un animo irrequieto, se dentro di te arde la sensazione che ci sia "qualcosa di più” là fuori, allora La Cantina dei Dannati è il posto giusto per te.
Benvenuto, e buona lettura!
Ciao Riccardo. 😊 Grazie per le tue riflessioni. È evidente che abbiamo molto in comune sugli argomenti da te citati in questo post. Il momento presente, il qui e ora sono l'eterna mento ad uno stato di grazia ✨❤️