Sei Davvero Depresso o Stai Scegliendo di Esserlo?
La depressione è un sintomo, non una condanna: ecco come riprendere il controllo della tua vita.

Scommetto che appena hai letto il titolo hai pensato: “nessuno sceglie di essere depresso!”
È vero, nessuno vuole stare male (per lo meno, non consapevolmente). Eppure, se credi di essere depresso, è molto probabile che tu stia scegliendo di esserlo. Lo so, iniziare un articolo con questa affermazione potrebbe sembrare un po’ indelicato, ma non agitarti: non sto mettendo in discussione il modo in cui ti senti. Ciò che provi è sicuramente reale. Ma definirlo una malattia e convincerti che ti sia semplicemente capitata è un atto di violenza contro te stesso.
In pratica, stai concedendo il controllo della tua vita a qualcosa che, in fondo, non esiste.
Eh già, argomento spinoso oggi. Proprio per questo, ci tengo a fare una premessa: non sto negando l'esistenza della depressione. Voglio solo darti un punto di vista diverso, ovvero che il controllo che essa sembra avere su di te non è altro che un'illusione.
Lo so perché l’ho vissuto sulla mia pelle.
Conosco molto bene la sensazione di andare a letto sperando di non svegliarsi, per poi alzarsi con il desiderio che la giornata scivoli via il più in fretta possibile. Capisco perfettamente cosa significhi sentirsi inermi, incapaci di sorridere se non per rispettare il contesto sociale, ma persistere nel sentirsi morti interiormente. È devastante essere convinti che nessuno sia in grado di capirti e che il tuo malessere sia intrinseco, inevitabile: sei così e basta, e sarai così per sempre.
Per molti anni, non sapevo nemmeno di essere depresso. Pensavo che fosse il mio stato naturale. Vivevo rassegnato a questa sensazione di costante stanchezza, di vuoto, senza nemmeno dare un nome a ciò che provavo.
Poi, col tempo, ho iniziato a imbattermi in discorsi sempre più diffusi sull’argomento, e tutto il mondo sembrava affermare che ciò che provavo non dipendeva da me, bensì da una patologia.
Cominciai a vedere il mio riflesso nei sintomi e nelle parole che leggevo e ascoltavo. Mi stavano fornendo una nuova identità da adottare: non più solo un animo Dannato, ma anche una persona "affetta da depressione".
Era come se mi avessero dato una giustificazione per la mia immobilità.
Il problema è che in questo processo, senza accorgermene, mi stavo allontanando sempre di più dalla possibilità di capire veramente cosa stesse accadendo dentro di me.
Non avevo i mezzi economici per permettermi di andare in terapia. Non avevo nessun amico con cui potermi davvero aprire e a cui parlare del caos che avevo dentro. Inoltre, ero diventato incredibilmente bravo a mascherare il mio malessere, tanto che chi mi stava intorno non si accorgeva nemmeno che, dietro il volto che mostravo al mondo, stavo pensando al peggio.
Diamo potere a ciò in cui crediamo
Consideriamo due persone: una è convinta dell'esistenza dei fantasmi, mentre l'altra non ci crede affatto.
Entrambe si trovano in una casa che tutti dicono essere infestata, e durante la notte, un rumore improvviso rompe il silenzio.
La prima persona si trova ora nel panico, e si nasconde sotto le coperte con il cuore che batte all'impazzata, aspettando ansiosamente l'arrivo dei Ghostbusters.
La seconda persona sente lo stesso rumore e pensa: "deve essere il vento," si rigira nel letto e continua a dormire serenamente.
Stesso rumore, stesso ambiente: ciò che fa la differenza sono le lenti attraverso cui ognuno dei due decide di interpretare la propria realtà.
Il paradigma con cui viene costruita la prospettiva determina la reazione.
Puoi sperimentare l'ansia, identificarti con quella sensazione e definirti come una persona ansiosa. Puoi provare gioia, identificarti con essa, e credere di essere una persona felice. Allo stesso modo, puoi attraversare dei momenti di profonda tristezza, angoscia e stress, lasciarti avvolgere da quel malessere e considerarti una persona depressa.
In qualsiasi caso, nel momento in cui decidi di dare potere alle tue emozioni, ai tuoi pensieri o alle circostanze esterne, stai commettendo un errore.
Tutte le emozioni sono ugualmente importanti, indipendentemente dalla loro natura positiva o negativa. Esse costituiscono un meccanismo di feedback che trasmette un messaggio chiaro e potente: la felicità indica che stai vivendo un momento positivo, la tristezza segnala un momento difficile, la fierezza accompagna un gesto meritevole, la pace riflette il tuo stato di rilassamento. L'ansia avvisa di stare attento a potenziali situazioni problematiche, mentre la depressione indica un disagio nella tua vita, suggerendo la necessità di apportare dei cambiamenti.
In passato, alcuni studi suggerivano che la depressione fosse causata principalmente da uno squilibrio chimico nel cervello, ma negli ultimi due anni è stato ampiamente dimostrato che non è così. E chissà, magari tra qualche anno le ricerche riveleranno che, in effetti, uno squilibrio chimico è coinvolto.
Indipendentemente da ciò che emergerà, tuttavia, c’è un aspetto fondamentale da considerare: ciò che crediamo essere vero oggi potrebbe non esserlo più domani. Questo non significa che la scienza sbagli, ma piuttosto che la nostra comprensione del mondo è in continua trasformazione.
Ciò che importa davvero, al di là delle teorie, è non lasciarsi incasellare da definizioni rigide che potrebbero cambiare con il tempo.
L'esperienza personale diretta mi ha insegnato che, alla fine, l'elemento chiave è il punto di vista che scegliamo di adottare: non ero grasso, alcolizzato e senza amici a causa della depressione; al contrario, ero depresso perché ero grasso, alcolizzato e senza amici.
La depressione non era la causa originaria, ma il sintomo di una vita che si stava sgretolando sempre di più. Il mio malessere non era una malattia arrivata all’improvviso, ma una risposta alle circostanze che avevo contribuito a creare, anche inconsapevolmente.
Questa presa di coscienza, per quanto brutale, è stata anche liberatoria: se ero stato io, attraverso le mie scelte, a finire in quella situazione, allora potevo anche uscirne.
Compresi che la mia condizione era il risultato di anni passati a evitare i miei mostri, nella speranza che svanissero da soli. Ma quei mostri, invece che sparire, si cibarono dei miei tentennamenti, ingrandendosi sempre di più. Lentamente, presero il controllo della percezione che avevo di me stesso e mi portarono a credere che lo stato in cui mi trovavo fosse la mia natura, che io fossi "fatto così", e che la depressione fosse un qualcosa di esogeno, una malattia che mi aveva colpito senza che io potessi farci nulla.
La realtà è che il dolore che faceva da colonna sonora alla mia vita era il risultato di diverse esperienze irrisolte, come il non sentirmi mai veramente accettato durante la mia infanzia, la perdita di persone importanti, l'obesità, la solitudine, la sensazione di essere sopraffatto e piegato dalla sofferenza.
È stato solo quando ho preso consapevolezza del fatto di non aver mai affrontato questi problemi che ho cominciato a intravedere una via d'uscita. Solo quando ho riconosciuto tutte le mie responsabilità ho potuto dare inizio ad un percorso di cambiamento.
Assumersi la responsabilità del proprio stato emotivo
Ciò che mi ha permesso di passare all'azione è stata la decisione di assumermi la responsabilità delle emozioni che provavo e del dialogo interno che intrattenevo con me stesso.
Questo non significa che siamo colpevoli di ogni cosa che ci accade. La vita è piena di situazioni che non possiamo prevedere o controllare. Ciò che invece possiamo sempre controllare è la nostra reazione a questi eventi, la prospettiva che scegliamo di adottare di fronte alle difficoltà.
Non è stato un cammino facile. Non c’è stata una via d’uscita rapida o un'epifania che ha improvvisamente cambiato tutto. Ci sono voluti anni di impegno su me stesso, momenti di profonda introspezione, fatica, crolli ed esaurimenti.
Ci tengo a sottolineare che non sto condividendo tutto questo per vantarmi delle mie conquiste, né per raccontare una storia di trionfo personale. Il mio scopo è diverso: voglio sfatare il mito che la depressione sia un destino ineluttabile, una condanna alla quale non si può sfuggire. Questo è assolutamente falso.
Forse non conosci esattamente le ragioni della tua depressione, e questo può essere alquanto frustrante. Ma voglio dirti una cosa importante: non c'è niente che non funziona dentro di te. Non sei rotto. Quello che stai vivendo riguarda la tua esperienza della vita, non te come persona.
Se la tua vita fosse appagante e sentissi che ciò che fai, chi sei e le tue relazioni ti dessero un senso di scopo e soddisfazione, non saresti depresso.
La depressione è un segnale d’allarme che indica che qualcosa nella tua vita non è in equilibrio, che ci sono bisogni non ascoltati, desideri soffocati, direzioni non prese. È una reazione naturale a una situazione di profonda insoddisfazione, a un’esistenza che non risponde alle tue necessità più autentiche.
“La depressione è il modo in cui la mente ti comunica di essere esausta del personaggio che stai cercando di interpretare.”
-Jim Carrey
Questo non significa necessariamente possedere più soldi, avere un fisico scolpito o un harem di donne pronte a scopare con te al solo schiocco di dita. Non sto parlando di un ideale superficiale, di ciò che la società spesso dipinge come successo. Mi riferisco piuttosto a un qualcosa di più profondo, e cioè essere in sintonia con te stesso, o almeno sulla strada giusta per diventare la persona che desideri essere.
Se non hai chiara la direzione in cui vuoi andare e rimani immobile, è normale che tu ti senta depresso. La vita è un flusso che richiede continuo movimento. Resistergli non solo è deleterio, ma crea ancora più ansia e insoddisfazione.

Passare il tempo a lamentarsi o provare ad anestetizzare il dolore con farmaci, alcol, cibo o qualsiasi altra cosa, non risolve il problema. Lo nasconde e basta. È solo un modo di procrastinare ancora per un po’ l’inevitabile momento in cui sarai costretto a sederti al tavolo con i tuoi demoni e decidere se firmare una condanna o un armistizio.
L’unico modo per avviare un vero cambiamento è affrontare il problema afferrando il toro per le corna. Devi riconoscere la realtà per quella che è, anche quando è dura, e affrontarla con determinazione, piuttosto che cercare soluzioni miracolose che, come sai benissimo anche tu, non esistono.
La magia che stai cercando è nel lavoro che stai evitando
Devo ammetterlo: se qualcuno mi avesse detto tutto questo nell’epoca in cui mi ritenevo depresso, avrei risposto che non avevo la motivazione per fare nulla.
La verità, però, è che non è necessario essere motivati per fare qualcosa; anzi, la motivazione è un effetto collaterale dell'azione.
Che tu sia depresso o meno, non ti pisci addosso perché ti manca la motivazione per alzarti dal divano. Ti alzi e vai in bagno.
Quando la mattina mi sveglio e so che di lì a poco dovrò andare a correre, sono in grado di stare anche venti minuti seduto a fissare le scarpe mentre la mia mente elenca tutte le scuse possibili per cui non dovrei farlo:
"Potresti anche concederti un giorno di pausa in più questa settimana. Te lo meriti.”
“Lascia perdere, oggi fa troppo freddo per uscire.”
“Ma questo fastidio al ginocchio vogliamo ignorarlo? Dovresti ascoltare di più il tuo corpo.”
Non penso di dover essere io a dirtelo, ma la mente sa essere una gran troia. Nella stragrande maggioranza dei casi, ciò che ti suggerisce non sono altro che scuse, e lo sai benissimo.
Non solo non sei motivato, ti fai addirittura convincere che sia meglio non fare ciò che sai di dover fare. Poi ti ritrovi a frugare nell’armadietto dei dolci a metà mattinata o ad aprire una bottiglia di vino alle quattro del pomeriggio, finendo per sentirti peggio di come stavi all’inizio. Allora, ti convinci di essere un fallito, e per un po’ desideri che tutto finisca, per poi tornare a giustificarti con la depressione e a credere che dal giorno dopo ti comporterai meglio.
Ciò che succede, invece, è che tutto questo ciclo ricomincia da capo, continuando a girare in un loop infinito da cui è sempre più difficile uscire.
Rompere questo ciclo, tuttavia, è assolutamente possibile. A dire il vero, è l’unica soluzione che hai. E per farlo, devi abituarti a fare cose che non vuoi fare, perché in questo modo comunichi alla tua mente che sei tu ad essere in controllo, non lei.
Migliora la tua alimentazione. Fai sport. Muoviti. Introduci una forma di meditazione nella tua vita quotidiana. E fallo con costanza, non fermandoti dopo due mesi perché "non è cambiato nulla". Così come la tua depressione non si è manifestata all'improvviso, allo stesso modo non te ne libererai in modo repentino. Non si tratta né di una passeggiata né di una maratona: è un viaggio senza fine. Richiede tutto il tuo tempo, tanta pazienza e, soprattutto, impegno continuo.
E non fraintendermi: nulla di tutto ciò assicura che la tua depressione sparisca per sempre. Non esistono garanzie in questo percorso. Ci saranno giorni buoni e giorni cattivi, e la strada sarà tortuosa. Ma ti assicuro che, lavorando su te stesso e imparando a conoscere e accettare le tue fragilità, la tua situazione migliorerà notevolmente.
Se sei scettico, facciamo così: per i prossimi cento giorni dedica i primi venti minuti della tua giornata all'attività fisica. Fai una doccia fredda e poi medita o scrivi i tuoi pensieri per almeno dieci minuti, indipendentemente dal tuo stato emotivo o dalla tua motivazione.
Fallo ogni giorno per cento giorni.
Si tratta semplicemente di investire i primi quaranta minuti della tua giornata. Non hai scuse. Se il tempo è un problema, svegliati e vai a dormire un’ora prima.
Se dopo cento giorni di questa routine non ti sentirai meglio di come ti senti adesso, prometto di farmi filmare mentre mi lancio a mo’ di pesce fuori dalla finestra. Ma che sia chiaro: se non ci provi nemmeno, non sei nella posizione di giudicarne l'efficacia.
Qualora la tua risposta istintiva fosse "allenarmi o fare una doccia fredda non risolverà la mia depressione" senza nemmeno provarci, non so davvero cosa dirti. Rimani pure nella tua posizione, difendila con tenacia e resta immobile, ma sai già qual è il destino che ti aspetta.
La scelta è tua: o ti muovi o stai fermo. Puoi rischiare di scottarti o aspettare che la vita ti bruci lentamente senza fare nulla. A te la decisione. Non posso di certo essere io a forzarti. Solo tu puoi decidere se vale la pena provare a vedere cosa c’è oltre la tua zona di comfort.
Quello che io ho imparato, amico mio, è che la vita va attaccata. E va fatto con velocità. Non puoi restare immobile, aspettando che le circostanze cambino da sole, perché ciò non è mai avvenuto e mai avverrà. La vita non aspetta. Non si ferma per te. Hai ogni giorno l’opportunità di riprendere in mano le redini e tornare ad essere il protagonista della tua storia.
Ora, che tu sia d'accordo o meno con il mio punto di vista, sinceramente non mi preoccupa affatto. Se l'unica cosa che ti preme in questo momento è convincermi della tua diversa prospettiva e insistere affinché io la accetti, ti invito a riflettere su come potresti impiegare meglio il tuo tempo.
Potresti, per esempio, comprarti un diario e iniziare a scrivere. Mettere i pensieri su carta può essere un modo molto efficace per esplorare le tue emozioni e scoprire nuove strade. Oppure potresti semplicemente fare una passeggiata e riflettere.
Ma supponiamo anche che io stia dicendo un mucchio di stronzate: la depressione è una malattia inarrestabile, una sorte avversa che appare dal nulla e alla quale non puoi opporti.
Perché mai dovrei rinunciare a un punto di vista che ho faticosamente modellato nel corso degli anni e che mi fa stare bene?
Se la tua prospettiva attuale non ti aiuta a migliorare la situazione, non dovresti forse essere tu a considerare l’idea di cambiarla? Non sarebbe più fruttuoso esplorare altre possibilità e aprirsi a nuove idee, piuttosto che schierarti a difesa di ciò che già conosci e che sai non funzionare?
Giusto per fare ulteriore chiarezza: non sono qui per darti delle soluzioni o per convincerti della mia visione, ma per offrirti uno spunto per riflettere in modo diverso.
Il mio scopo con questo pezzo è quello di condividere la mia esperienza, ciò che ha funzionato per me, nella speranza di riuscire a regalare un “click” a chi si trova in una fase della vita in cui il mio messaggio potrebbe essere utile. E se non ci riuscirò, voglio che tu sappia comunque che faccio il tifo per te, e spero sinceramente che tu possa trovare la tua strada per superare il periodo buio che stai affrontando.
Se dovessi scegliere una sola cosa che vorrei ti portassi via da tutto ciò che ho appena scritto è che hai molto più potere di quanto pensi.
E non voglio che tu mi creda sulla parola. Voglio che tu ti metta in gioco. Fai qualcosa che hai sempre evitato di fare, spingiti oltre i confini di ciò che già conosci, e osserva cosa succede. Se fallisci, riprova. Se ti senti perso, cerca altre soluzioni. Ma non rimanere immobile, perché optare per la stagnazione significa scegliere la depressione.
Alla fine, tutto si riduce a una domanda fondamentale: cosa sei disposto a fare per migliorare la tua vita?
Se la risposta è "qualcosa", allora sei già sulla strada giusta. Se invece sei ancora alla ricerca di nuove scuse, sappi che continuerai a cercarle per sempre.
Ricordati che solo tu puoi scegliere se continuare a lasciarti sopraffare o se iniziare a vivere.
Il cambiamento parte sempre da te.
A domenica prossima,
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Grazie! 😀
Sono sicuro che nonostante gli alti e bassi che a volte ti faranno vedere tutto o bianco o nero, fintanto che ci lavorerai, starai sempre meglio a lungo andare.
Buona fortuna e buona domenica anche a te Simona :)
Leggo...e mi ritrovo in quello che scrivi. È vero che il cambiamento dovrà avvenire dentro di noi, ma a volte gli eventi tendono a sopraffarci. Purtroppo conosco bene questa "malattia" che malattia non è -credo solo sia frutto di questa nuova società che tende a farci diventare malati anche la dove non vi siano i sintomi. Ci vuole tanta forza di volontà per cambiare almeno un "puntino" della nostra vita. È un lavoro costante, sono pienamente d'accordo, altrimenti si tende sprofondare ancora peggio di prima...io ci sto lavorando... fiduciosa...buona domenica!